Storia del Palazzo Davanzati


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Palazzo Davanzati
Storia del Museo II Museo di Palazzo Davanzati, inaugurato nel 1956, è paradossalmente il più giovane dei musei statali fiorentini, pur avendo sede in una dimora tra le più antiche di Firenze . L`imponente facciata del palazzo prospetta sull`omonima piazza, attualmente connotata da edifici otto-novecenteschi, ma un tempo popolata da antiche case torri. Come denota l`accentuato verticalismo della facciata, la costruzione del palazzo avvenne, infatti, proprio dall`unificazione di due case-torri dei Davizzi, famiglia di agiati mercanti. Ma furono i Davanzati che acquistarono il palazzo dai Bartolini nel 1578, a legare il loro nome all`edificio ponendo sulla facciata uno stemma con l`arme del proprio casato e costruendo l`aerea altana. Dopo la tragica morte dell`ultimo discendente Carlo nel 1838 e il passaggio agli eredi dei rami collaterali, il palazzo alla fine dell`Ottocento visse un periodo di grandi difficoltà, divenendo alloggio per famiglie disagiate, che divisero con tramezzi le sale dei vari piani. Il riscatto dell`antico edificio avvenne con l`acquisto nel 1904 da parte di Elia Volpi, singolare figura di pittore, restautatore e antiquario, che, non solo restaurò e arredò il palazzo, ma ne iniziò la musealizzazione inaugurando, il 24 aprile 1910, il Museo della Casa fiorentina, prestigiosa vetrina della sua attività commerciale, ma anche esempio di gusto di una "fiorentinità" ricercata da italiani e stranieri. La crisi economica costrinse, nel 1916, il Volpi a vendere all`asta in America tutti gli arredi del palazzo, che però venne riarredato dallo stesso Volpi nel 1920 e riaperto al pubblico.


Palazzo Davanzati
Le vicissitudini più recenti del Palazzo Davanzati , relativamente alla proprietà, consumatesi tra vendite, acquisti e fallimenti di altri antiquari (prima i fratelli Vitale e Leopoldo Bengujat, quindi la Spanish Art Gallery di Londra), giungendo infine all`acquisto da parte dello Stato italiano nel 1951, non hanno sostanzialmente modificato il carattere conferito al palazzo da Elia Volpi, nonostante siano sopravvissuti pochissimi esemplari delle sue collezioni. Nel 1956 il museo pubblico fu arredato con oggetti in gran parte provenienti dai depositi delle Gallerie fiorentine, ma anche con doni di antiquari che continuarono a riconoscersi in questo Museo. Tavoli, sedie, seggioloni, cassoni, specchi, accompagnati da dipinti, sculture, ma anche maioliche, bronzetti e oggetti di uso domestico riarredarono il palazzo, costituendone al contempo le sue collezioni, alle quali è stato aggiunto in tempi recenti il settore specialistico dei ricami e merletti. Dieci anni fa la chiusura del palazzo, per motivi di stabilità, ha privato Firenze di una realtà museale unica, amata da fiorentini e stranieri, con il rischio di perderne definitivamente la memoria. Tale considerazione ha sollecitato nel maggio scorso una riapertura, anche se parziale e provvisoria, con la presentazione dei gravosi interventi architettonici realizzati in questi anni e del restauro delle decorazioni parietali della Sala dei Pappagalli. Attualmente il visitatore, attraverso la loggia d`ingresso, dove è presentata una selezione delle collezioni del Museo, può entrare nel suggestivo cortile con testimonianze degli antichi proprietari e salire per mezzo dello scalone in pietra al primo piano. Qui, seguendo uno schema identico in ogni piano, si susseguono le sale: dal Salone Madornale corrispondente all`intera facciata del palazzo, alla Sala da Giorno, la Sala dei Pappagalli, con un grande camino, soffitto a travi in vista e travicelli dipinti, pareti decorate a finta tappezzeria a motivi geometrici con pappagalli e alberelli, tipica delle dimore signorili nella Firenze del Tre-Quattrocento. Segue quindi F`Agia-mento`, curioso ambiente che testimonia gli agi di una famiglia signorile e, infine, lo Studiolo ove sono raccolti dipinti, forzieri, bronzi. Ma al momento soltanto la memoria può richiamare gli altri tesori del palazzo: il ciclo cavalieresco della Dama di Vergi, i Trionfi dello Scheggia, i Cassoni in pastiglia dorati e dipinti, per citare gli esempi più eclatanti, che solo l`impegno comune di tutti potrà presto restituire a Firenze e ai suoi visitatori.

 

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